Mercoledì santo

La processione della Real Maestranza

 

La Maestranza di Caltanissetta, così come in molte altre località, venne costituita per volontà del viceré diSicilia Juan de Vega (1507 - 1558) nella metà del  secolo XVI per difendere le coste  dell'Isola dalle minacce dei corsari barbareschi.

 

Era formata da un centinaio di artigiani della città, che un tempo costituivano la così detta Milizia urbana comandata da un capitano d'arme scelto a turnazione fra il ceto nobile, assistito da due sottoufficiali chiamati trombetta e tamburo.

 

La Maestranza - le cui funzioni nel tempo divennero solamente di rappresentanza - nella primavera del 1806, armata di moschetti, salutò l’arrivo in città del re Ferdinando III di Sicilia di Borbone (Ferdinando IV di Napoli), il quale affascinato dalla magnificenza della stessa, la fregia del titolo di “Reale”.

 

La stessa prendeva parte anche alle Quarantore di adorazione che dal pomeriggio della Domenica in Palmis si concludevano a mezzogiorno delMercoledì Santo, quando il parroco della chiesa madre usciva sul sagrato con l'ostensorio per la benedizione con la Maestranza schierata davanti al portone della chiesa che rendeva l'onore delle armi sparando a salve.

 

Nel 1822, dopo l'abolizione del feudalesimo e i moti rivoluzionari del 1820, la Milizia fu ufficialmente soppressa - già nel 1720 il Parlamento siciliano richiedeva al sovrano che il regno fosse sgravato dalle stesse ritenute ormai superflue e gravanti sull'erario pubblico - così che gli artigiani nisseni, si riunirono incorporazione religiosa, eleggendo un rappresentante, solitamente il più anziano, che continuò a essere chiamato Capitano.

 

Il cambiamento giuridico portò, conseguentemente, alla perdita di diversi privilegi come quello della liberazione, nel giorno del Mercoledì Santo, di un carcerato con pena lieve, un tempo possibile per lo status nobiliare del Capitano della Milizia.

È tuttavia solo nell'Ottocento che la stessa, ormai smilitarizzata e divenuta congregazione religiosa, seguì la pia pratica dell’esposizione del Santissimo Sacramento, uscendo alle 11.15 dal proprio oratorio e dirigendosi alla volta della chiesa madre in un corteo penitenziale dove, conclusa l'adorazione si impartiva ai presenti la benedizione che simbolicamente rappresenta il riscatto dei peccati; rito quest'ultimo arricchito, qualche tempo dopo, anche da una processione conclusiva per le vie della città.

 

Oggi l'ordine di processione prevede che a procedere per primo sia l’Alfiere maggiore che reca un gonfalone con i santi protettori di tutti i ceti, segue lo Scudiero, che impugna uno scudo e una piccola alabarda, il Capitano, vestito con abito nero a coda di rondine, scarpe di pelle verniciata con fibbie inargento, fascia tricolore alla cintola, spadino e feluca, seguono, il Portabandiera storica (introdotto nel 2015) e un alabardiere e un portabandiera, presenti in ciascuna delle varie categorie.

 

Nella prima parte del rituale, la Maestranza guidata dal capitano che regge il Crocifisso velato, esce dall'ex collegio gesuitico e si reca in processione penitenziale alla volta della cattedrale.

 

Dopo l'adorazione al Sacramento, ricevuta la remissione simbolica dei peccati, si dispiegano le bandiere, si sostituiscono le cravatte e i guanti neri con quelli bianchi e si scorta, lungo il tradizionale percorso, il Santissimo Sacramento.

 

 

Nel 2000 la stessa, oggi composta dai Panificatori pasticceri e cuochi, idraulici, barbieri, pittori e decoratori, Muratori, Marmisti, falegnami, carpentieri e ferraioli, calzolai e pellettieri, fabbri, si riunisce nell'associazione Real Maestranza ONLUS che da un ventennio porta avanti una serie di scambi culturali e gemellaggi con molte realtà del mondo in cui si celebrano le cerimonie della settimana santa.

Testi di Alessandro Maria Barrafranca
Contributo fotografico di: Diego Avanzato, Gaetano Camilleri, Walter Lo Cascio, Lillo Miccichè e Umberto Ruvolo
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